A seconda delle fasi della insufficienza renale cronica, si raccomanda di seguire una dieta a basso contenuto proteico per proteggere i reni e limitare le complicanze della IRC. La National Kidney Foundation e l‘Academy of Nutrition and Dietetics raccomandano per i pazienti con IRC che non sono in dialisi e non sono diabetici, un apporto proteico quotidiano da 0,55 a 0,6 g/kg di peso corporeo, e per quelli con diabete, un apporto proteico quotidiano da 0,6 a 0,8 g/kg di peso corporeo. Ciò corrisponde a un apporto proteico molto inferiore a quello che la maggior parte delle persone consuma normalmente.
Per i pazienti molto motivati, è anche possibile provare un integratore chetoanalogico abbinato a una dieta vegana a bassissimo contenuto proteico quotidiano (da 0,28 a 0,43 g/kg di peso corporeo). I chetoanaloghi sono amminoacidi essenziali non azotati. Una dieta povera di aminoacidi essenziali può portare a cachessia, cioè perdita di massa corporea, e a una carica negativa di azoto. L’aggiunta di cheto-analoghi può aiutare a prevenire le carenze e migliorare l’equilibrio dell’azoto. Recenti ricerche hanno riconosciuto diversi potenziali benefici della dieta a bassissimo contenuto proteico combinata con l’integrazione chetoanalogica, tra cui il rallentamento della progressione della IRC, la diminuzione della presenza di tossine uremiche, la riduzione delle anomalie elettrolitiche e il ritardo nella necessità di iniziare la terapia sostitutiva renale. Nei pazienti che scelgono questa strada, si raccomanda uno stretto monitoraggio clinico.
Quando si segue una dieta in fase conservativa di IRC, oltre all’apporto proteico, è importante prestare attenzione ad alcuni elettroliti, in particolare sodio, fosforo e potassio, la cui eliminazione è compromessa dalla funzionalità renale ridotta e il cui accumulo porta a varie complicazioni, compreso l’iperparatiroidismo, che è caratterizzato da un eccesso nel sangue di ormone paratiroideo, paratormone o PTH.
Il PTH è prodotto dalle paratiroidi, quattro ghiandole situate nella parte posteriore della tiroide, e svolge un ruolo vitale nel mantenimento dei normali livelli di calcio circolante o nell’ipertensione o nei cambiamenti del ritmo cardiaco.
Una dieta a basso contenuto di sodio è essenziale per ridurre la pressione sanguigna e la proteinuria e per aiutare a preservare la funzionalità renale. Si raccomanda un’assunzione giornaliera massima di 2300 mg di sodio. Per fare ciò, il sale da cucina dovrebbe essere rimpiazzato da sostituti a base di spezie e gli alimenti trasformati e i pasti di tipo “fast food” dovrebbero essere notevolmente limitati.
Può essere consigliabile regolare l’assunzione di fosforo e/o potassio nella dieta per mantenere livelli sierici normali. Nel caso del fosforo è ragionevole considerare la biodisponibilità delle fonti. Pertanto, si raccomanda di limitare le fonti animali di fosforo (per esempio i latticini) e gli additivi alimentari (per esempio fosfato di sodio, tripolifosfato di sodio e acido fosforico, presenti in bevande, salumi, pasti surgelati, miscele disidratate e fast food) piuttosto che le fonti vegetali di fosforo. Il potassio si trova in molti frutti e verdure. Se il livello di potassio nel sangue fosse troppo alto, è meglio scegliere frutta e verdura a basso contenuto di potassio.
Data la variabilità degli stati di funzionalità renale residua e la complessità delle diverse terapie dietetiche, è sempre consigliabile rivolgersi a un dietista o nutrizionista esperto al fine di mantenere una dieta varia ed equilibrata.
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